La danza accademica o danza classica è un particolare stile di danza teatrale.
Questo tipo di danza si avvale di una tecnica accademica codificata inizialmente dai maestri dell’Académie royale de danse, fondata a Parigi nel 1661 da Luigi XIV di Francia con l’intento di fissare e sviluppare i principi fondamentali dell’arte coreografica. Nell’ambito dell’Académie Royale, il maestro e coreografo Pierre Beauchamp codificò la gran parte dei passi principali e le cinque posizioni classiche. Per questo motivo i nomi dei passi della danza accademica sono tutt’oggi in lingua francese.
Nell’Ottocento, secolo nel quale la danza femminile prevalse su quella maschile, le gambe iniziarono a divenire visibili, e poco dopo la metà del secolo venne introdotto un gonnellino più corto, il tutù e iniziarono ad apparire le scarpette da punta.
La tecnica delle punte viene avviata nel 1823, per lo più per due o tre passaggi, ad opera della danzatrice italiana Amalia Brugnoli nel balletto La fée et le chevalier, coreografia di Augusto Vestris, celebre danzatore e virtuoso.
A partire dagli anni 60 molti giovani cominciarono ad andare a vedere la danza in teatro. Così virtuosismi atletici, ritmi moderni e temi attuali furono sempre meglio accettati. Molti balletti classici cominciarono ad essere accompagnati da musica Jazz o addirittura dal Rock ‘n’ roll. Questa trasformazione ha dato maggiore impulso allo sviluppo della danza moderna la quale, da parte sua, fin dall’inizio del Novecento e nel corso di tutto il secolo ha contribuito moltissimo alla spinta in avanti in senso moderno della danza classica. Tuttora i ballerini spesso perfezionano di più la tecnica piuttosto che l’espressività, ed è per questo che spesso il termine “danza” viene confuso come sinonimo di esercizi o di ginnastica artistica.
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